On the road
2012
USA, Francia, UK
di Walter Salles
Impossibile scollegare l'attesissimo film dai miei ricordi più intimi, legati a quell'Oscar Mondadori di mio padre, edizione 1967, collocato in un posto d'onore in tutte le librerie che ho avuto, mancante di copertina, odoroso e giallastro, e pieno zeppo dei miei appunti a matita.
Se avete amato alla follia il romanzo di Kerouac del 1951, sulla cui famosa storia non mi soffermerò, dovete secondo me, in ogni caso, vedere il film: per onor di cronaca, per riassaporare l'atmosfera, per semplice curiosità.
La pellicola è lunga, ma non stufa.
La ricostruzione del periodo storico è eccellente, i paesaggi splendidi, un gran lavoro di viaggi su e giù e di stati da attraversare e riprendere.
Un percorso azzurro chiaro, verdastro, giallo intenso e poi marrone, vinaccia, blu notte.
Gli attori sono appassionati e volenterosi (nel senso che devono interpretare dei miti assoluti per miliardi di lettori di ogni età, lo sanno e ce la mettono tutta). Viggo Mortensen è il più stellare. La criticatissima Stewart è in realtà adatta al ruolo, aderisce bene alla figura di Marylou e qui la trovo anche inaspettatamente molto bella. Kerouac viene fuori sensibile e delicato ma tanto vitale, Neal Cassady autodistruttivo, irritante e meraviglioso, come è giusto che sia, come ce li ricordiamo noi.
La magia che sprigiona leggere quel libro è impossibile riprodurla.
Non proverete di nuovo quelle sensazioni. Non fosse che siete invecchiati, nel frattempo. Ma mi sento di assolvere Salles.
Non ha tentato di farcire il tutto con effetti speciali, giochi di luci e trucchetti come si usa tanto fare ora: un viraggio di qua, una scena a doppia velocità di là, un colore acido in dissovenza, uno sfondo bruciacchiato ad indicare che l'epoca è quella antica. Si tratta di un film onesto e molto classico, come si addice al dopoguerra, con tanta buona musica e l'odore delle parole scritte nell'aria, tipo buon odore di caffè al mattino: scritte su pezzetti di carta logori, unti, di getto, simulando in maniera epicurea la vita, parole che sono esse stesse vita, e celebrano lo splendore spudorato dell'esser vivi.
Così innocenti, quei ragazzi, rispetto a quelli di oggi.
Così folli e lucidi; così teneri, anche.
E così spietati, da ferirsi a vicenda in maniera inaudita, abbandonarsi e ritrovarsi per poi lasciarsi di nuovo: ma con la voglia irrefrenabile di fare delle proprie giornate delle opere d'arte.
"Dean e io ondeggiavamo entrambi sospinti dal ritorno e da quella cosa che era la nostra definitiva eccitata gioia di parlare e di vivere nella fine informe ed estatica di tutti quegli innumerevoli disordinati angelici particolari che ci erano rimasti assopiti nell'anima per tutta la nostra vita"
"Neal tirò fuori le altre foto. Mi resi conto che quelle erano le uniche
istantanee che i nostri figli avrebbero guardato un giorno con stupore,
convinti che i loro genitori avessero vissuto una vita tranquilla,
ordinata, come quella delimitata dalle inquadrature delle foto,
alzandosi al mattino per camminare fieri sui marciapiedi della vita,
senza nemmeno immaginare l'aspra follia e ribellione della nostra
esistenza reale, della nostra notte, l'inferno, l'insensata strada
d'incubo. E tutto dentro un vuoto senza principio e senza fine."
12 commenti:
il libro lo lessi molti anni fa e non mi aveva esaltato particolarmente, però mi hai messo troppa voglia di rileggerlo e di riassaporarlo con la "maturità" dei 28 anni :) Poi magari vedrò anche il film, anche se la Stewart la odio!
io da "grande" non l'ho mai più voluto rileggere
"così in america quando il sole va giù e io siedo sul vecchio diroccato molo sul fiume a guardare i lunghi, lunghissimi cieli sopra il new jersey e avverto tutta quella terra nuda che si svolge in un’unica incredibile enorme massa fino alla costa occidentale, e tutta quella strada che va, e tutte le persone che sognano nell'immensità di essa, e so che nell’iowa a quell’ora di certo i bambini stanno piangendo nella terra in cui lasciano piangere i bambini, e che stanotte usciranno le stelle, e non sapete che dio è l'orsetto pooh?........."
dio, splendore. assoluto.
Io ho fatto un errore: leggero all'alba dei 30 anni. Non sono riuscita nemmeno a finirlo. A 16 anni avrebbe avuto tutto un altro sapore, credo...
ah, anche il tuo post m'inebria. che libro incredibile. il film non l'ho ancora visto ma le tue considerazioni (che cozzano con le solite recensioni perché il tuo punto di vista è più consapevole rispetto a chi si aspetta troppa aderenza tra un libro del genere ed una trasposizione cinematografica - cosa impossibile dato che Sulla Strada non è soltanto prosa, ma anche fortemente poesia -) sono quello che mi aspetto dalla pellicola, sono quello che già il trailer mi suggeriva. Spero di non perderlo, poi ne parleremo, lungamente, magari faremo l'autostop per incontrarci a "Frisco" e parlarne parlarne parlarne tutta la magnifica buia notte americana!
ciao kovalski, vecchio beatnick!
marta, on the road è il libro dei sedici anni, per eccellenza. ma meglio a 30 che mai!
marta, la nostra frisco a metà strada cosa può essere? bologna?
uè, vecchio un cazzo, pa-tesoro! :-D
uahaha!!!
è un modo di dire!
tu lo sai che quel NO K laggiù in fondo è fastidioso vero? :-D
in fondo. in verde,. sopra "i follow by e-mail"
:-D
ahahahhaha!
non ci sarei mai arrivata.
ma è vero: detesto chi scrive le K al posto della C.
mica ce l'ho con i Kovalski.
:-*
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