in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

venerdì 5 ottobre 2012

Time goes by.


Oggi vi parlerò di questo libro, letto durante le mie colazioni settembrine, solitarie, piovose.
Avevo pensato di raccontarvi di tre libri - della stessa autrice -  in un solo post, ma poi avrei scritto troppo, e voglio assicurarmi di tenere desta la vostra concentrazione su di lei.

Comunque, con queste recensioni voglio perdere ogni obiettività.
Prima di tutto perchè vi ho già scritto diverse volte che non sono interessata, nè sono in grado, di parlare di libri, film, musica, arte in maniera oggettiva. Bisogna aver studiato tanto per farlo ed essersi allenati duramente. Bisogna essere critici, scrittori, professionisti seri e io non lo sono. Nello scrivere sono autodidatta al cento per cento. Una che al liceo nei componimenti prendeva nove, e che alle elementari veniva spedita dalla maestra a leggere i temini persino nelle altre sezioni - traumatizzante -  ma pur sempre una gran dilettante.
Proprio per questo nell'ultimo anno mi sono sentita onorata di conoscere una persona che sulla propria scrittura appassionata ci sta scommettendo tanto. L'autrice è infatti amica mia, la conosco da poco anche se sembra tantissimo, come sempre nelle vere amicizie. La nostra è un'amicizia intellettuale, che si nutre di parole, è avida di scambi epistolari, ma non per questo i sorrisi live e le passeggiate fatte con gambe e braccia, non solo con la testa matta che ci ritroviamo, sono state meno emozionanti.

Lettere & meraviglia (time goes by) è il primo, piccolo grande libro di Marta, ed è anche il primo che ho voluto leggere. Mi è entrato prepotentemente nelle vene, più dei due successivi, più delle poesie, che sono state il mio vero approccio alla sua poetica, più delle recensioni puntuali e sferzanti, amorevoli, che l'autrice scrive abitualmente per la galleria d'arte nella quale lavora.
Lettere e meraviglia racconta vicende semplici, toccanti; è il percorso di formazione di un ragazzo poeta, un giovane uomo affascinante e tormentato che mi sembra di conoscere da sempre. In realtà mi sembra di aver conosciuto da sempre tutti i personaggi del libro, perchè le atmosfere in cui sono ambientate le loro vite mi sono molto care. 


Marta proviene da un posto di mare e colline che ricorre costantemente nella mia vita, e negli stessi luoghi hanno preso vita anche le mie, di estati di formazione, ci sono stati autunni innamorati e brumosi anche per me in quei posti, e primavere lievi, colorate. E la smania di vita di quegli anni, le serate passate sotto al faro o nelle piccole enoteche di provincia, ci hanno credo legate in un modo speciale anche se ci siamo conosciute solo da adulte. C'è tutta la me stessa degli anni novanta, in queste pagine, e a quanto pare anche la Marta ventenne, che fa capolino con il suo sguardo che immagino già saggio: Kerouac e Ferlinghetti, i Soundgarden e Nick Cave; Jim, dove naturalmente Jim sta per Morrison. Il bisogno di viaggiare, di perdersi e di ritrovarsi; di raccontarsi, di descriversi, di condividere. Un uso della lingua italiana raffinato e lieve. Una sensibilità attenta ai piccoli dettagli, alle sfumature che ci cambiano la vita, mai banalizzate, però. E fortunatamente mai sdolcitata, la ragazza.
Questo gioiellino è un tuffo al cuore. Ho scritto una volta a Marta che a vent'anni ci si sente unici e incompresi, a trenta si capisce che non è così ma si anela a riconoscersi nei propri simili, e a selezionare molto bene e anche spietatamente. Vorrei far leggere questo lungo racconto ad amici e conoscenti, per misurare le reazioni, soppesare i commenti, e capire molte cose sull'essenza di chi ho di fronte. Siamo sempre in cerca di qualcosa, o ci riteniamo appagati dalla vita? Perseguiamo una specie di onestà intellettuale e umana, nelle nostre scelte, o abbiamo deciso di fregarcene e scordare chi eravamo, come eravamo quando davvero ci scottava l'asfalto sotto i piedi? E scotta ancora? Siamo innamorati di questa nostra vita? Comunque vada?
"Tutto passa. Quel che deve passare."
Un'affermazione che mi ha fatto sobbalzare sulla sedia.
Poi ci sono cose, persone, sensazioni, profumi che non passano mai, ed è bello così. Marta lo sa. Saperlo vuol dire accettare di crescere, e non è così semplice come dirlo.

qui, trovate altre info sul libro.

qui, curiosate nella testa dell'autrice.

 e qui è quando l'avevo intervistata.

1 commento:

Marta Silenzi ha detto...

Grazie, Pa. Ho bevuto tutte le tue parole con emozione. Tutto il resto ce lo diciamo a voce, o magari...ce lo scriviamo.

bazzicano da queste parti:

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