in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

martedì 19 febbraio 2013

Hem + Hadley.


Paula McLain 
Una moglie a Parigi 
Neri Pozza

Questo libro l’ho scovato in rete, cercando informazioni su Ernest Hemingway.
Ho scocciato tutti, impaziente, raccontando a destra e a manca la mia scoperta per alcuni giorni, dal momento in cui ho capito che raccontava l’immenso scrittore dal punto di vista della prima moglie Hadley Richardson fino all’attimo paradisiaco in cui la biblioteca mi ha avvisato dell’arrivo del prestito (adoro le mail che mi informano che il tale libro aspetta proprio me sul tale scaffale sotto alla tale lettera: rientrano a pieno titolo nella mia corrispondenza più romantica).

Per fortuna non sono stata delusa: McLain è seria e attenta, sensibile alle sfumature e vibrante nel tratteggiare i caratteri.

Si narra di un Hem ventenne, innamorato perso di questa 28enne calma e adorabile, più vecchia di lui ma così ingenua, così poco attrezzata per la vita, eppure avventurosa al momento opportuno - il momento in cui decide di abbandonare la sua vita americana così ordinata, linda, per Parigi e la famosa età del jazz. E la cosa clamorosa è che prima di loro l’età del jazz non esisteva affatto. Prima di Ernest, Gertrude, Scott, Ezra, Parigi era qualcosa di diverso. Si usciva dalla prima guerra mondiale e tutto era da ricostruire da zero, da sovvertire, da inventare. Anche se poi - a causa della guerra stessa - ci si scopriva già disillusi, cinici, disorientati e depressi. Si può essere depressi e traboccanti di vita? Sì. L’ho scoperto studiandomi negli anni il personaggio, Papa.


Questo libro mi fa turbinare in testa, da giorni, i seguenti interrogativi:

a) come ci si sente ad essere stata la prima moglie di un genio, acclamato già in vita?

Tutt’altro che facile, e tutt’altro che consolatorio, dico io.

b) come ci si sente ad essere cresciuta per interpretare il ruolo di moglie, nel sentirsi realizzate facendo semplicemente la moglie dell’artista, la mamma, la spalla su cui far sfogare le nevrosi dell’amato bene? e di colpo, dopo cinque anni, rendersi conto che siamo facilmente soppiantabili da una donna che sembra incarnare la rappresentazione di tutte le moderne maschiette? una tizia che porta i capelli cortissimi e collabora a Vogue? Una stronza patentata, rubamariti delle amiche, okkay, ma una che a sua volta scrive e vive nel mondo e si mette in gioco in prima persona?

Parecchio male, di certo.

c) la domanda b si può riassumere anche in: ma mentre Hem scriveva tutto il giorno, come faceva a non venirti voglia di scrivere a tua volta, scellerata? (anche perchè per il bimbo avevi la balia Maria Cocotte, che non solo ha cresciuto il povero Bumbi, ma faceva anche da mangiare tutte le volte che i coniugi non avevano troppa voglia di trascinarsi sulla rive gauche o in costa azzurra per aperitivi.)

Scommetto che se scrivevi potevi diventare qualcuno anche tu, invece che startene a criticare in silenzio Zelda.

d) Vale la pena, nella vita, essere stati così depressi da pensare al suicidio per la maggior parte degli anni, e alla fine approdarci, epperò essere considerati dei geni assoluti nei secoli dei secoli?

Forse sì.

e) Vale la pena dedicare i propri anni migliori ad un marito e solo a quello, scordandosi totalmente di se stesse (e intendo dire scordandosi di lavorare, di fare arte, persino di comprarsi ogni tanto un vestitino nuovo)?

MAI e poi MAI nella vita.

f) Imparerebbero qualcosa, le ragazzine di oggi, da un libro come questo?

Forse, se solo lo leggessero.
Se solo leggessero qualcosa di diverso dai vampiri.
Ma dico forse.
Nel senso che Hadley stessa leggeva parecchio da giovane e non le è bastato ad evitare parecchi errori evitabilissimi.


So che sono noiosa. Ma se qualcuno di voi  non sa che libro scegliere per i prossimi giorni, e non ha ancora preso in mano Hemingway, non perda tempo.
Trattasi di viaggio senza ritorno.

Paula McLain è invece per chi lo conosce già bene, ed è davvero bravissima nella ricostruzione di ciò che è stato.

8 commenti:

George ha detto...

Ho letto quasi tutto di Hem, questo libro che lo racconta dall'altro lato del cielo mi manca però. Lo cerco, grazi...

Cinzia ha detto...

Grazie del consiglio! Io amo tanto Hemingway e sono affascinata da sempre dalla sua vita. Questo libro quindi è fondamentale!!!! Lo aggiungerò sicuramente all'elenco (sempre più lungo, ahimè) dei libri da leggere.

Patalice ha detto...

grazie della dritta...

BlackBox ha detto...

Preso appunto! ;-D

enrico marconi ha detto...

la colpa è di Hadley

pa ha detto...

mi fa piacere aver destato la vostra curiosità. poi mi dite che ne pensate.

enrico, non avevo dubbi sul tuo parere :)

enrico ha detto...

Se stai con Hemingway la colpa non è mai di Hemingway

Marta Silenzi ha detto...

il libro di cui mi avevi tanto parlato. che naturalmente cercherò e leggerò!!!

bazzicano da queste parti:

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