in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

lunedì 23 luglio 2012

Sorrentino, la bellezza, Penn e Byrne.


This must be the place
di Paolo Sorrentino
2011

Entusiasmo, qua da me.


Un romanzo di formazione, 
che narra le gesta di un adolescente di cinquant'anni.

Sono certa, e l'ho scritto già su questo blog,
che la bellezza ci salverà.
Se non la bellezza, cosa?
L'arte è salvifica.
Sorrentino ha questo dono, il dono della bellezza,
e non importa se i suoi personaggi sono spesso sgraziati, sgradevoli.
Alla fine lo splendore vince su tutto, quello splendore delle inquadrature, dei colori saturi, della colonna sonora che come la sceglie lui nessuno in Italia,
degli sguardi, dei silenzi anche.
Ne ho lette di critiche negative. Critiche che sembrano uscire dagli anni settanta.
Che questo sarebbe un cinema scollegato, fine a se stesso, futile, vuoto.
Io la penso esattamente all'opposto.
Non vedo il vuoto perchè mi pare che tutto sia talmente pieno.
Pieno di candore, di musica, di sole, di amore sconsiderato per il cinema e per la vita.
In questa pellicola ci sono molte cose che amo. La musica di David Byrne, Sean Penn (nonostante il ridicolo doppiaggio: vedetelo in lingua originale, poi ditemi), il tema del viaggio, del rapporto con i genitori, del crescere, diventare adulti senza perdere la purezza dentro di noi.
Mi sono commossa senza mezzi termini durante l'ultima inquadratura del film.
Ho atteso molto tempo prima di vederlo e avevo già letto tanto, in merito, ma non sapevo come finisse, e questo finale è assolutamente perfetto, anche se nell'ultima mezz'ora l'avevo previsto. Intendo dire il cambiamento che avviene nel protagonista, anche se non mi va di stare a spiegarvi troppo, non mi interessa.
Meraviglioso anche il personaggio della moglie (una superlativa Frances McDormand), fedele, innamorata da sempre, forte e paziente, ma ironica, piena di follia come una ragazzina, eppure coi piedi per terra.
Sublime Penn, malinconico, nobile poeta. In tutto il film parla poco, ma ci regala perle quando apre bocca. Sorride poco, ma il suo sorriso sghembo e triste ci entra nel cuore. Cammina tanto, e mentre cammina lento sembra di sentire i suoi pensieri che macinano, macinano rumorosi e rapidi.
Davvero, vedetelo tutti, gustatelo e ballate sulle note del video qui sopra.

Il dolore non è la destinazione finale.
Essere felici è bellissimo.

4 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

sono del tutto con te.
un film pienissimo, di bellezza e di vita.
grande cheyenne! :)

pa ha detto...

cannibal, ti vedo un pò così, a cinquant'anni... eheheeh...

adriana, è davvero meraviglioso, quello che c'è nella testa di sorrentino!

Anonimo ha detto...

l'ho visto mesi fa e concordo su tutto, il film mi è rimasto dentro!

pa ha detto...

benvenuta, paola!

bazzicano da queste parti:

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