in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

lunedì 16 aprile 2012

young adult charlize.


Young adult
2011
sceneggiatura di Diablo Cody
regia di Jason Reitman

 Fin da prima che uscisse in Italia sapevo già molto di questo film, grazie agli altri blogger e alle ricerche in rete in generale. Interessata al soggetto e all'accoppiata Diablo Cody-Jason Reitman, capace di dare alla luce scintillanti gioielli come Juno, alla fine dei conti ci ho messo una vita intera prima di riuscire a vederlo; ho scelto questa domenica sera piovosa e il risultato è stato all'altezza delle mie aspettative. Leggermente deprimente ma pur sempre stiloso; capace di suscitare in me "profondissime riflessioni sulla ricerca della felicità negli over trenta", mica bazzecole; esteticamente appagante (Charlize Theron è SPLENDENTE; la fotografia dai toni freddi si sa, fa tanto cool; l'insieme è musurato, ben calibrato, sia nella recitazione che nei dialoghi). La trama la potete trovare dovunque, sul web. Di seguito preferisco appuntarmi alcune impressioni personalissime, in ordine sparso.

Pensiero numero 1.
Questa avrei potuto essere io, se fossi nata fotomodella e non avessi incontrato un uomo fantastico come quello che ho sposato. Quindi in sostanza non avrei mai potuto esserlo, eppure per tutta la durata del film ho compreso Mavis Gray in ogni sua caduta verso il basso: i pranzi disordinati nei fast food, le bevute tristi come consolazione rapida e efficace, l'insicurezza allo specchio (che non dipende da quanto si è fighe, c'è o non c'è a seconda dell'autostima che ci si crea nel tempo), il lavoro al computer a qualsiasi ora, il disordine... Cioè, lei è umanissima, è un personaggio tratteggiato davvero con cura, nulla è lasciato al caso sia nella sceneggiatura che nella recitazione, e questo lavoro ben strutturato ce la fa apparire vera e non un semplice clichè, perchè il rischio c'era, ed enorme.

Pensiero numero 2.
Ma come fa ad essere così magra e ad avere una pelle splendida con tutte le schifezze che mangia? Questo è l'unico dettaglio che mi sfugge.

Pensiero numero 3. 
Qualcuno può dirmi cosa ci trova in quel bambolotto dall'aria cretina, che non sa mettere in piedi un discorso un minimo interessante, privo di ironia e di sex appeal? A chiunque di noi è capitato di fissarsi con un vecchio amore dei tempi del liceo, credere di essere predestinati, incaponirsi... però poi siamo onesti, appena lo rivedi ti passa! Mille volte meglio l'amico nerd pur con tutti i suoi problemi: "uomini come me passano sono nati per amare donne come te", ecco una frase che trovo affascinante, altro che storie.

Pensiero numero 4.
Ma in America le donne davvero si mettono il toupè e le coppette in silicone per andare alle feste? Che cosa disgustosa!

Pensiero numero 5.
La protagonista scrive storie per ragazzi.
Lo stesso lavoro che faceva Emma in "One day". Curiosa coincidenza: non esistono due donne più agli antipodi. 

Pensiero numero 6, serio.
Diventare adulti e cercare di essere adulti felici è la più complicata impresa alla quale siamo sottoposti ogni giorno. Questo tema mi attrae come una calamita, e non mi lascio scappare i libri e le pellicole che sanno parlarne con intelligenza, al di là dei luoghi comuni. Farcela è dura sia per i nerd che per le ex reginette di bellezza. La vita ai tempi del liceo poteva essere un susseguirsi ininterrotto di appuntamenti romantici e di piccole vittorie, come poteva essere un fallimento completo, ma da adulti è tutta un'altra storia. La solitudine tra le persone è palpabile, tagliente, mentire a se stessi è sempre più facile, man mano che passano gli anni; illudersi di essere speciali, diversi dalla massa è così consolatorio. Occorrono lucidità, autoironia, sensibilità e occorre anche restare bambini, in una piccola ma preziosa parte di sè, per sfangarla. Non è affatto facile: ci si prova. Le dinamiche che scattavano al liceo sono sempre in agguato nella vita lavorativa. In tutti gli ambienti, in tutti gli uffici ci sono sempre stronze rubamariti, compagnone politically correct, che fanno le amiche di tutti e poi sono più odiose delle stronze, che almeno non fingono più di tanto; ci sono gli uomini bellocci e scialbi, magari ex atleti, il cui ritrovarsi al pub con i colleghi è ormai il patetico fulcro della settimana. Non ci sono ricette da seguire, e se ce ne sono non le ho ancora imparate, non io. Forse guardo film del genere proprio per capirci un pò di più, forse è che sono attratta da personaggi sempre un pò borderline, irrisolti, e non ci posso far niente, li trovo i soggetti più interessanti.

Quello che ho capito è che crescere non è una gara, e per fortuna: 
è qualcosa di dannatamente più complicato, e partire vincenti non per forza aiuta.

14 commenti:

giardigno65 ha detto...

recensione perfetta

pa ha detto...

ma grazie! benvenuto.

MrJamesFord ha detto...

Il punto sei è una bomba.
Brava.
Vale la pena di parlarne anche "live".

pa ha detto...

ford: sarebbe bello!

v. ha detto...

pa, ma un giorno ti è piaciuto?
il libro dico.
io l'ho trovato molto banale. non ha messo e non ha tolto nulla. e lui mi ha fatto innervosire per tutte e quattrocentoepassa pagine.
non c'entra nulla col post però.
anzi un pò si.
ma era per sapere. che forse sono io che non c'ho capito niente.

pa ha detto...

ho scritto un post sull'argomento.
comunque a distanza di mesi posso dire che sì, mi aspettavo di più dal libro, anche se la storia tra i due mi ha toccato molte corde.
più che altro è scritto in maniera un pò ovvia.
cioè, te la immagini una trama simile scritta da Cunningham, o, restando in Italia, da uno come Enrico Brizzi?

v. ha detto...

ma infatti sulla storia niente da dire, bella.
e anche l'idea di un capitolo per anno mi èà piaciuta.
ma come scrittura l'ho trovato giusto un gradino più su di un harmony. o almeno come credo sia scritto un harmony.
mi hai tolto un peso, credevo che la mancanza di esercizio dovuta alle maternità mi avesse appannato il giudizio....

pa ha detto...

no, no, vai tranquilla, ci ha azzeccato. ma soprattutto non dirmi più cose come la maternità che appanna i giudizi se non vuoi terrorizzarmi di brutto!

v. ha detto...

mi sono espressa malissimo.
è che da quando ho i figli leggo meno, chè ho meno tempo.
ma sto riprendendo i ritmi di una volta. e per tutto non solo con i libri.
quindi non terrorizzarti. non dura neanche per sempre.
e anzi, i figli li allargano gli orizzonti, in un modo tutto loro.

kovalski ha detto...

già. crescere non è una gara. è un percorso. tipo.

pa ha detto...

v.,ti eri espressa bene, sono io che sono paranoica!!!!!!!

kovalski,
un percorso a ostacoli e pieno di buche e di temporali.

Cotenna Pelosa ha detto...

Rispetto al pensiero numero 6: non puoi mai sbagliare, finchè assecondi te stessa.

pa ha detto...

cotenna non sempre è così però... ma il discorso è esteso e complicato.

Anonimo ha detto...

Il film non l'ho visto.Dovrò recuperarlo. La recensione è bella davvero. Il punto 6) meriterebbe una discussione un pochino più approfondita.Posso dirti per esperienza (mi sa che ho qualche anno più di te) che crescere no, non è una gara. Però la propria dimensione si trova, eccome.

bazzicano da queste parti:

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