in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

mercoledì 25 gennaio 2012

Wim Wenders, Pina.

Con un pò di ritardo, considerato che era un film che aspettavo con curiosità, ho visto Pina. L'ho visto in lingua originale e non in 3D, e ho capito che: a) le parole non servono in un film del genere, e anche se non ho capito tutto poco importa (le testimonianze dei ballerini erano nella lingua di origine, quindi di volta in volta russe, americane, spagnole o italiane); b) non capisco bene che valore aggiunto può dare il 3D ad un film che si svolge per la maggior parte delle scene su di un palco di teatro, di fronte al quale siamo spettatori ammirati; scene senza fronzoli, senza gingilli tecnologici, senza photoshop.

Quindi benissimo.

Casomai l'unico cruccio in un film del genere è quello di essere passivi e pigri sotto al plaid con tanto di tisana: si vorrebbe danzare e volteggiare sul soffitto, leggeri e romantici, poi ci si deprime un pò perchè non è così facile...

Il film è come me lo aspettavo.
Le scene ambientate in mezzo al traffico un pò futuristico sono davvero wendersiane. Le musiche anche, indubbiamente. Coinvolgenti, serrate.

Lo stile con il quale la Bausch dava vita ai suoi spettacoli mi ha affascinato tantissimo, considerato che la conoscevo ma non ero mai andata a fondo, non mi ero mai soffermata a rifletterci. Lei sarebbe stata una fantastica pittrice, o grafica.
Per il modo che aveva di creare le ambientazioni, le atmosfere, per gli abiti dai colori primari e dalle linee nette che sceglieva insieme alle sue ballerine.

Tutto l'insieme ha enormemente appagato il mio sguardo: i volti imperfetti, dall'espressività tagliente, i corpi bellissimi, nodosi, potenti e fragili insieme. I gesti ripetuti. La città. Il contatto fisico forte con la natura. La grazia, mai leziosa, mista alla violenza. Una violenza gentile: esiste, pare strano, ma è così.

Se esiste un modo di ballare che sia perfetta metafora della vita, del nostro amare ed essere amati, rifiutati, desiderati, del nostro rincorrerci, questo modo è stato perfettamente scoperto dalla Bausch. La sua danza è davvero una metafora dalla precisione chirurgica dei più sofferti umani desideri: la passione, la gelosia, l'abbandono, la tenerezza. Non sembra esserci nulla di artefatto: la vita è talmente reale e visibile sui volti, tra i corpi dei ballerini che sembra di assistere allo svelarsi delle loro anime; e allo stesso tempo tutto è gioco, tutto è lieve, come uno scherzo, un sogno buffo e un pò crudele.

Pochi passi. Due corpi che ondeggiano e si contorcono. Un pò come leggere un grande classico russo dell'ottocento.

Perchè anche Nanni Moretti, l'autore del famosissimo tormentone "Le parole sono importanti!", sogna da sempre di essere un ballerino.

3 commenti:

Nick ha detto...

e non solo il Nanni.

Garba ha detto...

Già dal trailer dell'anno mi ero fatto prendere, ora non mi resta che vederlo.

pa ha detto...

sì, il trailer era fatto benissimo. quella musica...

bazzicano da queste parti:

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