Sisifo è condannato negli inferi per aver svelato alcuni segreti degli dei. La sua condizione “tragica” consiste nel recuperare dal fondo degli abissi un masso, che con uno sforzo titanico, con le mani coperte di creta, riporta sulla sommità. Una volta raggiunta la meta, Sisifo vede la pietra rotolare di nuovo in un processo senza fine. Camus è interessato alla ridiscesa dell’eroe, in quello stadio del ripensamento che è per lo scrittore la dimensione della coscienza. «In ciascun istante, durante il quale egli lascia la cima e si immerge a poco a poco nelle spelonche degli dei, egli è superiore al proprio destino. È più forte del suo macigno»
In questa dimensione l’unica via di salvezza all’esperienza di umiliazione e impotenza consiste in un orgoglio titanico e in un’immensa gioia di vivere, in una rivoluzione permanente.
(testo su Camus scritto da Antonello Marotta.
fotografia scattata da me, Maurizio Cattelan,
dito medio in piazza Affari, Milano)
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