in due parole, tanto per non farla lunga.

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Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

domenica 27 gennaio 2013

c'è continuamente da imparare. fellini.

 
Mi sono messa alla prova dopo anni di distacco da Fellini: fondamentalmente tutte le sensazioni di pancia che ho sempre provato nel vedere i film del regista riminense sono rimaste intatte.
Da bimba ne ero una grande fan, vedevo e rivedevo sempre le stesse 4/5 pellicole, lo facevo spesso e volentieri, per lo più a casa di mio nonno, di pomeriggio.
Tante opere sue le conosco invece solo di fama, ed ora ho intenzione di recuperare.
C'era incredulità, da subito, poi si insinuava la paura, o se andava bene la sottile inquietudine, di fondo sempre un gran romanticismo, e puntualissima la malinconia sul finale. Mi rendo conto che le sensazioni non sono affatto cambiate, e molto spesso la prima impressione che ci facciamo su qualcosa o qualcuno è quella più autentica, oltre al fatto che abbiamo già una personalità ben definita fin dagli anni dell'infanzia.
Nelle ultime due settimane qui a casa ci siamo dedicati al Casanova, poi alle Notti di Cabiria, e ieri a Ginger e Fred


Sempre la sensazione di trovarmi di fronte ad un immenso poeta, oltre che a un robusto critico della società italiana degli ultimi cinquant'anni. Critico ma tutt'altro che eremita: un omone calato nel suo tempo, e che non poteva fare a meno degli altri e della chiesa e dei borghesi acclamanti, non poteva fregarsene e scappare ma si rifiutava di approvare. In Ginger e Fred è potente la rappresentazione della ferocia, dell'ignoranza e dello squallore degli anni ottanta nelle tv di Mediaset. Oggi siamo tutti più scaltri e più patinati, ma in quel mondo lì non è cambiato poi molto, basta seguire una qualsiasi delle trasmissioni della D'Urso.
Sulla Masina ci sarebbero pagine e pagine da scrivere.
Mi sento molto Masina nell'animo e come lei sono minuta e un poco buffa. 
Lei è stata uno dei volti più commuoventi del cinema, possedeva una grazia rara, una delicatezza senza pari, e tanto, tantissimo ha contribuito alla poesia che permeava la vita di Federico. Deve avere anche sopportato chissà quali sgarbi e paturnie, sia chiaro. 


Che atmosfere. Roba da non crederci che in Italia si siano creati da zero dei capolavori così struggenti e allo stesso tempo colossali.
Non è mica facile parlarne, descriverli. Diceva Fellini stesso: "Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato"
Tutto così lieve e pesante insieme, tutto così retrò eppure modernissimo.
L'amore infinito per la donna, mamma amante moglie non cambiava poi molto, tutto un gran mischione di sentimenti e attrazione. L'uomo sempre un pò infantile e combinaguai, succube, stronzo. In tutti i film, quest'uomo lieve e fragile che tanto abbiamo amato attraverso i sorrisi tristi di Mastroianni. La vita di provincia, i preti, il circo, la bella vita e quella della gente disgraziata. Roma. Il circo. Le puttane. Le attrici esigenti. Le pellicce. La musica. La luna. Il cibo. Le chiappe tonde. Il mare. La nostalgia dell'infanzia. 
Mi ritufferò presto in tutto questo...




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