in due parole, tanto per non farla lunga.

La mia foto
Grafica milanese. Ossessionata, ossessiva, ossessionante (vedi alla voce figlia e madre e moglie, decisamente ossessionante). In un'altra vita volevo essere una di quelle tizie che vanno in giro a scoprire le nuove tendenze, si dice così? Come si porta l'orlo dei jeans e come ci si trucca per avere un aspetto vissuto ma etereo, cose di questo tipo. Nel frattempo cerco di fare poche cose ma discretamente bene. Non mi sono comprata l'impastatrice, per intenderci. E sono di quelle convinte che l'arte ci salverà la vita. Sempre se non ci prenderemo troppo sul serio, però.

sabato 26 maggio 2012

La colazione.


Il mio sogno è avere vicino a casa (cosa irrealizzabile, dal momento che non abito in un posto radical chic) una caffetteria realizzata a regola d'arte secondo il mio ideale supremo di colazione.
Il mio ideale supremo di colazione si è sviluppato nella mia testa negli ultimi anni, anche perchè fino ai 20-25 non ritenevo questo momento della giornata degno di nota e mi accontentavo di un the caldo con alcuni biscotti secchi.
Ora è tutto diverso, e nelle giornate in cui lavoro in casa e nei weekend, la colazione è una vera festa.
Quella che vedete nella foto è la colazione di quando devo uscire di corsa.
(La caramella è stata posata lì dall'omone-folletto che popola l'appartamento e lo rende gioioso).
Quando invece ho tempo, la tavola è imbandita, strabocca e vi si ammassano delizie di ogni tipo.
Ve le elenco:
caffè fatto con la moka
latte con la schiuma fatta a mano
fette biscottate
miele
marmellata
biscotti
cereali
vitamine
acqua fresca
riviste
libri
cacao
qualche volta torte fatte in casa, oppure pancake.

Il locale che sogno deve offrirmi tutte queste cose, lasciandomi completa libertà di scelta a seconda del capriccio del momento, apparecchiando tutto sul mio tavolino e non scordando gli allegati del sabato di repubblica e corriere.
Dettaglio fondamentale, deve servire il cappuccio nel classico mug americano, e non nelle tazze da bar italiane con piattino, che sono scomode durante la lettura e troppo piccole. Allo stesso tempo il mug non deve essere enorme come quello da tisana, da mezzo litro. Una dimensione standard, insomma, di porcellana spessa. Quelle rosse del Nescafè vanno benissimo. La mia tazza preferita di casa è un vecchio reperto di Worldcom, arancione, confortevole.
Dev'esserci una buona luce naturale e diffusa, musica bassa ma non noiosa, possibilmente la colonna sonora di The Darjeeling Limited.
Tutto questo lo possiedo già qui da me, però in una caffetteria il bello risiederebbe nell'essere servita e di incontrare gente simpatica.
Comunque mi va bene così, e ringrazio il mio omone-folletto per i balletti a tema che si svolgono intorno al tavolo della cucina.

2 commenti:

Nick ha detto...

e la tazza che abbiamo rubato in aereoporto a Istanbul dove la dimentichi?
E tu che eri terrorizzata che ci fermassero al check in...

v. ha detto...

è il mio pasto preferito.
e mi hai fatto venire una voglia mò.
e i pancakes...adoro.
comunque c'è un posto così in lussemburgo.
marmellate nelle ciotole, pane caldo appena sfornato.
me lo sogno ancora.
ahhhhhhh.

bazzicano da queste parti:

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